lunedì 12 novembre 2012

ITALIA, Save Italy

Revisore:

Quella che vi racconterò è l’ennesima storia, brutta, una fra le tante che si sono sentite e susseguite in questi anni. 
Abbiamo passato il weekend a Venezia, bellissimo, consueta visita alla città, buon cibo, la mostra del cinema, la biennale di architettura, la regata storica. 


Letitia Casta al festival del cinema


Apparentemente tutto il mondo vorrebbe essere qui e tutti in qualche modo lo fanno, rendono omaggio alla città e a quello che racchiude come uno scrigno prezioso e ne attingono insegnamenti e ispirazioni. Penso che nessuna città al mondo possa vantare, per di più contemporaneamente, a parte se stessa le più importanti rassegne di cinema e architettura del mondo, i festeggiamenti della giornata ebraica nel ghetto più antico del mondo e la regata storica, un evento tra i più affascinanti che mi sia capitato di vedere, affacciato al balcone di palazzo Bembo, palazzo gotico veneziano, sede di una esibizione legata alla biennale dell’architettura, con alla destra il ponte di rialto e a sinistra ca da mosto e poi più in là ca foscari ecc ecc per citarne alcuni.


Il ponte di Rialto e le imbarcazioni della regata storica

Forse non è un caso che a palazzo Bembo la mostra sul lavoro di Ying Tianqi parlasse proprio del mantenimento della cultura e tradizione del passato nella cina contemporanea.


Scultura di Yang Tianqui

Quindi qual è la brutta notizia?
La brutta notizia è che alla reception dell’albergo nel quale allogiavamo c’era una ragazza argentina di buenos aires giovane laureata in turismo, che vuole fare un master sul turismo sostenibile. E’ arrivata a Venezia un anno fa per stare con il suo ragazzo, veneziano artigiano di un cantiere di barche in legno, fatte a mano. Purtroppo la ragazza ha deciso che però l’Italia non le dà sufficienti opportunità e il master lo andrà a fare a Rio de Janeiro, anche e soprattutto perchè il cantiere dove lavora il suo ragazzo chiude, per fare spazio a un magazzino per maschere del carnevale, probabilmente di origine cinesi.
La sintesi per la nostra Italia è che oltre a perdere una giovane e brillante ragazza di un altro paese, che avevamo attratto, ci perdiamo pure un ragazzo veneziano che detiene una delle tante capacità particolari che fanno di Venezia e l’Italia una città/nazione unica.

Peccato, ieri mattina ero molto triste per questa cosa... tuttavia è solo una storia tra tante.

Tramonto sul Canal Grande

domenica 12 febbraio 2012

ZADAR SEA ORGAN: il "sound" del mare Croato

Revisore:


In questo post proponiamo il racconto in prima persona di uno dei responsabili di progetto per la costruzione dell'Organo del mare, situato a Zadar in Croazia. Il sottoscritto revisore si è occupato semplicemente di tradurre quanto descritto dall'autore e pubblicato su questo interessante sito. Pubblichiamo il racconto in diverse parti, ecco qui la prima....buona lettura... e ascolto.. cliccando infatti sul seguente link potrete ascoltare il suono dell'organo marino di Zadar. ASCOLTA (fonte www.croatia.org).
Tutte le foto e schemi a meno che diversamente indicato sono state prese dal suddetto sito.



SOLUZIONE ACUSTICA E MUSICALE PER L’ORGANO DEL MARE


Sommario

Questo documento descrive il progetto acustico e musicale, risalente al 2007, dell’ attrazione sonora costruita nella città di Zadar, Croazia, denominata “Morske orgulje”, ovvero Organo del mare. Il suddetto impianto è stato installato all’interno scalinata in pietra situata sulla riva al mare. Le 35 canne che formano l’organo sono state inserite sotterraneamente dentro a piccole gallerie collegate al fianco da un canale centrale. In ogni canna viene immessa una quantità d’aria, generata dalla spinta dell’onda, la quale penetra attraverso un tubo di plastica immerso in acqua. Il suono viene emesso, nelle vicinanze, attraverso aperture nella parte più alta delle scale. I 7 gruppi di canne sono accordati secondo due modelli affini di scala diatonica maggiore, disposti in serie alternatamente. Il risultato delle note e degli accordi generati è una funzione di dell’energia d’onda distribuita casualmente nello spazio – tempo.


Introduzione

Zadar, situata sul litorale croato, ha più di 3000 anni di tradizione cittadina e oggi è la quinta città del paese in ordine di grandezza; grazie ad un economia fiorente, ambisce a diventare un simbolo nel settore del turismo, sfruttando in particolare le abbondanti risorse storiche, archeologiche e naturali. Un aspetto peculiare della città è la sua “microlocazione” su una penisola naturale. Uno delle recenti interventi che hanno permesso un ulteriore sviluppo del turismo è stata l’adattamento del molo estremo della penisola al fine di ricevere le grandi navi da crociera per permettere ai passeggeri delle navi di sbarcare direttamente in centro, nel cuore di Zadar. 




Il responsabile del progetto, l’architetto Nikola Basic, ha fatto un altro passo avanti verso l’arricchimento urbano facendo costruire un lungomare composto da un attraente scalinata in prossimità della banchina. Ma questo non era abbastanza: egli infatti rifletteva sul come poter nobilitare melodicamente il suono scrosciante delle onde, grazie all’energia generata da esse stesse. In cerca quindi di una corretta soluzione, Mr. Basic ha assunto il sottoscritto sia in qualità di tecnico competente in acustica che come compositore. L’incarico era quello di sviluppare l’idea di origine in un prodotto concreto che potesse essere completato nel rispetto dei tempi e soddisfare i piani di costruzione.
Entrambi eravamo d’accordo che l’utilizzo di canne da organo, fosse una scelta per lo scopo prefissato, e così è stato concepito l’Organo del mare. Mr Basic ha formato poi il gruppo di lavoro completo, che comprendeva il sottoscritto, il Prof. Vladimir Androcec per la parte idraulica ed il costruttore di organi Mr Tomislav Faullend Heferer, per il design delle canne.
Il porto di Zadar e le autorità cittadine hanno accettato il progetto complessivo dell’Organo del mare nell’autunno del 2004. Il nuovo molo di Zadar, incluso l’Organo del mare, è stato inaugurato il 15 Aprile 2005.


Caratteristiche al contorno e restrizioni

La linea costiera del luogo indica Sud-Est – Nord-Ovest. Il semicerchio approssimativamente in direzione ovest è la principale sorgente ventosa a generare onde potenti. In questa zona, le principali correnti ventose provengono da Sud e Sud-Est.
Un canale ampio 4 o 5 km separa la penisola dalla vicina isoletta Ugljan. Il traffico attraverso detto canale è spesso intenso ed include traghetti, pescherecci, talvolta navi da carico all’ingrosso e petroliere. Le onde da essi generate, trasversali o di taglio rispetto alle onde naturali, provocano movimenti ondosi che si protraggono per un considerevole periodo di tempo.
Nonostante il mare Adriatico sia in realtà solamente un baia profonda del Mediterraneo e le ampiezze di marea superano i 40 cm solo di rado, tuttavia, in condizioni di clima mite, si ha di frequente un moto caratterizzato da lunghe onde quindi la superficie marina è quasi in movimento perpetuo. 
La scalinata sul mare è piuttosto vicina (55m) ad alcune abitazioni, e così il problema dell’inquinamento acustico è stato debitamente considerato.
Tenendo in considerazione questi ed altri elementi, il gruppo di lavoro ha iniziato a pensare alla soluzione da adottare.


Fig. 5

Fig. 6

Configurazione 

E’ stato adottato il seguente modello fisico. Un estremo di un idoneo tubo di plastica viene immerso sotto la superficie marina, mentre l’altro estremo viene unito al “piede” di una canna da organo.
L’acqua in movimento all’interno del tubo esercita una pressione sulla colonna d’aria, che spinge così la canna a suonare. Questa configurazione base è stata modellata per potervi adattare la costruzione della scalinata e ottimizzata fisicamente su parametri idraulici, pneumatici ed acustici.
Un esempio di dettaglio costruttivo è mostrato in figura 6. L’impianto inizia sotto il livello medio del mare con un tubo d’entrata rivestito da uno strato anti-vegetativo e previsto sotto il gradino più basso della scala. Successivamente il tubo sale obliquamente riducendo il suo diametro al fine di incrementare la velocità dell’acqua al proprio interno. La parte più in alto contenente aria, si ripiega in orizzontale, entra nel canale/corridoio centrale sotto il pavimento del lungomare e arriva fino al piede della canna dell’organo. La cassa di risonanza della canna attraversa ulteriormente in orizzontale il canale e sporge nel tunnel laterale.
Si è deciso di installare canne ad anima (funzionanti con lo stesso principio del flauto dolce: l'aria, incidendo trasversalmente su un labium, mette in vibrazione la colonna d'aria), in ragione del caratteristico timbro “rotondo”, così come per la minor sensibilità all’aggressivo ambiente marino, diversamente dalle canne ad ancia. Tutte le canne sono in acciaio inox. In Fig. 7 sono mostrati i disegni delle canne.
Le 35 coppie tubo – canna sono distribuite in 7 sezioni lungo la scalinata, ogni sezione ospitante 5 canne accordate. Il canale centrale comprende le 35 canne e le relative bocche, riparate all’interno del corridoio. Il suono dell’organo viene proiettato verso l’ambiente esterno attraverso una serie di aperture presenti sull’intera parte alta della scalinata.
La distribuzione di energia delle onde che colpiscono la banchina è ovviamente casuale, ci si aspettava così che il suono delle canne ad anima potesse attivare in qualsiasi momento gli estremi di tutte le possibili caratteristiche musicali: livello sonoro, dinamica, accordi, melodie, overblowing (passaggio da una nota ad un’altra tipico degli strumenti a fiato).
Un sound così caotico non avrebbe certamente nobilitato lo scroscio dell’onda, per questo è stato necessario controllare e restringere l’arco delle possibili caratteristiche tonali, sia acusticamente che musicalmente. Le conseguenze di questo controllo hanno inciso sia sul lavoro del costruttore dell’organo che di quello responsabile del progetto.


Fig. 7

venerdì 10 febbraio 2012

Contemporanea o Jazz?



Un breve dibattito tra revisore e controrevisore sull'infinito tema della classificazione dei generi musicali, un problema che viene spesso vissuto tra sentimenti, legami e razionalità.


Revisore: riusciamo a chiudere un articolo per questo we?
Controrevisore: dipende...
Controrevisore: lo conosci rajesh mehta? ascoltalo è un altro pazzoide alla mazurek
Revisore: lo cerco
Revisore: indiano?
Revisore: sto proprio ascoltando mazurek right now
Revisore: boca negra
Revisore: 2010 grandissimo album
Revisore: compralo
Controrevisore: basta hai chiuso col jazz, d'ora in poi
Controrevisore: solo musica contemporanea
Revisore: il jazz è sempre contemporaneo
Revisore: perchè ha nel sangue l'improvvisazione la reinvenzione
Controrevisore: mmm
Controrevisore: sì ma non in tutti i sensi
Revisore: mazurek non può che essere un jazzista
Controrevisore: allora anche la classica
Revisore: eh no
Controrevisore: e la lirica
Revisore: quando tu suoni mozart
Revisore: suoni quello che ha scritto mozart
Revisore: non fa parte del gioco reinventare
Revisore: se esci troppo dal seminato sbagli
Controrevisore: la classica è diventata contemporanea non il jazz
Revisore: infatti
Revisore: perchè il jazz è sempre contemporaneo
Revisore: la classica ha dei periodi
Controrevisore: va bè mettila come vuoi
Controrevisore: non va bene discutere qui di queste cose
Controrevisore: fa male
Controrevisore: in effetti il jazz di mazurek è molto sperimentale
Controrevisore: ma non tutti hanno la sua classe...
Revisore: beh certo
Controrevisore: va bè ho capito dai
Controrevisore: mi preparo che vado alle prove..

lunedì 30 gennaio 2012

ROB MAZUREK, UNDERGROUND

Revisore:

Quando si ha la fortuna di nascere in un posto come l'Emilia Romagna, ti può capitare di iniziare a frequentare la scena jazz e in particolare quella del jazz contemporaneo. Allora scopri che ci sono festival di altissima qualità (Crossroads e satelliti), disseminati nelle varie città e borghi, e poi ci sono locali dispersi sulle colline o immersi nella "bassa" frequentati da incalliti appassionati con i quali fare quattro chiacchiere è come sfogliare un'enciclopedia della musica. Sto parlando in questo caso, del circolo AreaSismica, una casa sulle prime colline forlivesi che da anni ha deciso di puntare, non senza difficoltà, nella musica sperimentale contemporanea, in particolare jazz.



E' in questo piccolo tempio della musica, spesso frequentato dai microfoni di radio 3 battiti, che abbiamo scoperto Rob Mazurek, il quale è venuto ad esibirsi più volte negli ultimi anni; per inciso, oltre a qui, l'abbiamo appena visto insieme a Pharoah Sanders e Chicago/Sao Paulo Underground anche al fantastico festival Aperitivo in Concerto al Teatro Manzoni di Milano.
Nato nel 1965 a Jersey City inizia ad apprendere l'uso della cornetta e presto si trasferisce a Chicago per entrare in contatto con i più importanti musicisti della scena d'avanguardia e improvvisazione (bio-musico-intervista a cura di battiti).
Mazurek oltre a essere un grande strumentista è un compositore, un artista a 360° (si occupa infatti anche di videoarte). Gira per il mondo fondendo e fondando gruppi musicali di diverse provenienze a partire dalla sua Chicago fino a Sao Paulo. Nella sua musica come nelle arti visive le sue operazioni mi ricordano i quadri di Marc Rothko (video), immersioni profonde e destabilizzanti nel colore e nei suoni, ripetizioni infinite di particelle musicali, accostamenti cromatici senza definite linee di demarcazione. La fusione di strumenti classici, tradizionali e live eletronics riconduce infatti a una musica senza tempo nella quale le partiture si spezzano improvvisamente per poi tornare ciclicamente su se stesse oppure per volare verso mete inattese.
Detto ciò, vi invito all'ascolto.


Controrevisore:


Per chi avesse vissuto sulla Luna fino a domenica 22 gennaio, al teatro Manzoni di Milano, nell'ambito della rassegna Aperitivo in concerto, si sono esibiti insieme i Chicago Underground Duo ed i Sao Paulo Underground Duo; il leader di entrambe le band, Rob Mazurek, trombettista, cornettista e sperimentatore audiovisuale, ha dato così vita ad un progetto veramente alternativo e "oltre", proiettato verso un concetto di "paesaggio sonoro" jazz, contaminato da atmosfere elettroniche, da ritmi samba e tropicali, da strumenti "dolci" e da una sezione fiati completa e virtuosa. Per fare ciò, il buon Mazurek, si è potuto avvalere della presenza di un mostro sacro del jazz che, in quanto a sperimentazioni e colpi di scena può solamente insegnare, ovvero il sassofonista tenore Pharoah Sanders, allievo del grande John Coltrane e precursore della tecnica free jazz, oggi molto più in vista rispetto a quando venne proposta in origine. La band è completata da Chad Taylor alla batteria, Matthew Lux al basso elettrico, Gulherme Granado alle tastiere/vibrafono/elettronica e Mauricio Takara alle percussioni/cavaquinho/elettronica, tutti musicisti di indubbio spessore, che collaborano con Mazurek da molti anni nei rispettivi gruppi. 




Il concerto è durato due ore, scivolate via con grande piacere; fin dall'inizio dell'esibizione ci siamo immersi in un mondo sospeso tra estasi e danza, circondati da una foresta acustica che assumeva ad ogni canzone sembianze diverse, i re di questa "giungla" ovviamente la tromba di Mazurek ed il sax di Sanders. Non rinunciando ai fondamenti della composizione jazz (vengono infatti mantenuti momenti di assolo per ogni strumento ed un leit-motif dominante e ben riconoscibile), la band si dedica ad una ricerca sonora impegnativa che inizia dalle parti di batteria, ricercate, mai scontate e che evadonoo da qualsiasi schema ritmico, prosegue per le elaborazioni elettroniche e ritmiche dei due polistrumentisti di origine brasiliana, per il basso elettrico grooveggiante e melodico tanto da lavorare anche come chitarra elettrica in alcune parti, fino ad arrivare alla sezione solista del leader "fisico" Mazurek e del leader "spirituale" Sanders.
Il mio parere su questo progetto è molto positivo; oltre al fatto che si è trattato di un evento quasi unico, è stata un'ottima occasione per vedere "verso dove" sta evolvendo la vena compositiva della musica contemporanea. E' infatti grazie a progetti così che la musica trova respiro, trova spazi per riflettere e riscoprire, le sue origini e le nuove prospettive.

venerdì 20 gennaio 2012

DEOLINDA

Revisore:


"Io scriverei fiumi di parole per i Deolinda e soprattutto per la cantante che mi ha mandato in brodo di giuggiole, Vado contro tendenza: le portoghesi sono le donne più belle e sensuali del mondo, per non parlare della loro voce suadente. Per chiudere: la loro mi sembra una bella operazione che attinge a piene man dalla musica popolare e dal fado, rimanendo comunque contemporanea e attuale."


"Bello il Portogallo, ma il lamento do Fado...", fantastico, le inebrianti melodie trasportate dal vento e dal lento incedere del fiume Tago, verso l'oceano e da lì verso terre lontane. 
I Deolinda sono un quartetto che ho avuto la fortuna di vedere esibirsi la scorsa estate durante le festas da cidade e gualterianas a Guimaraes. La loro musica prende spunto dalla tradizione popolare portoghese che viene elaborata e attualizzata permettendoci di rivivere le autentiche sensazioni date da quell'interessante popolo ai limiti dell'Europa e in particolare della città simbolo Lisboa, con i suoi vicoli, i suoi miradouros e la sua gente.
I primi due album Canção ao LadoDois Selos e Um Carimbo, composti da Pedro da Silva Martins, oltre a rappresentare un piacevole viaggio attraverso la terra lusitana sono interessanti anche dal punto di vista musicale per la qualità dei musicisti e per l'uso di strumenti della tradizione popolare. L'interpretazione con ampia varietà vocale tipica del fado della bella Ana Bacalhau completa il quartetto. A me in questi giorni stanno regalando molte emozioni, spero di avervi interessato, nell'attesa di un loro ritorno in Italia per un concerto.


Controrevisore:


"Mmmolto tranquilli... ideali per una pennichella...direi musica tradizionale portoghese, bella ma va ascoltata in Portogallo."

Esiste il momento del risveglio al mattino, il momento del duro lavoro durante la settimana, il momento del sano divertimento, del pasto e dell'amore; in mezzo a queste azioni che occupano la maggior parte del nostro tempo, alcune persone trovano il tempo per schiacciare un pisolino (o penichella o siesta), magari anche DURANTE queste stesse azioni. I deolinda si collocano all'incirca tra la fine dell'azione dominante ed il pisolino: sono il sussurro ancestrale che culla armoniosamente verso il dolce riposo, la melodia che rilassa membra e corpo e traghetta su lidi malinconici e desertici. Sono l'attimo prima del sogno, l'istante dopo l'orgasmo.
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